Premio Caputo

da Alfonso Sarno
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Le mani impastano, curano, accarezzano, cucinano, consolano, dipingono. Le mani creano bellezza come quella scaturita dal lavoro dei ventotto giovani studenti e neodiplomati dell’Accademia di Belle Arti di Napoli partecipanti alla prima edizione del Premio Caputo “Farina, arte e anima”, istituito per celebrare i cento anni del Mulino situato nel cuore della città partenopea e per sostenere il cammino artistico delle nuove generazioni.

L’iniziativa realizzata con il contributo dell’Accademia presieduta da Rosita Marchese, della Fondazione Banco di Napoli, dell’Ufficio per il Patrimonio Artistico e Culturale di Cassa Depositi e Prestiti, del Centro Internazionale di Formazione e ricerca “Valore Italia” a cui si deve la cura del catalogo, è stata presentata lo scorso martedì nella sede della Fondazione bancaria dai rappresentanti delle diverse sigle aderenti al progetto e da Antimo Caputo, cavaliere del lavoro ed amministratore delegato dell’azienda familiare che nel suo intervento ha raccontato la storia di un “sogno americano” all’incontrario visto che nel 1924 il bisnonno Carmine ed il fratello rientrarono dagli Stati Uniti dove erano emigrati in cerca di fortuna ed acquistarono un mulino a Capua, trasferito poi a San Giovanni a Teduccio dai nonni Antimo e Maddalena.

Le opere in mostra fino al 25 novembre nelle antiche stanze di Via Tribunali rappresentano per la curatrice Olga Scotto di Vettimo, docente nell’Accademia, una importante opportunità di crescita per i giovani artisti che hanno liberato la loro creatività raccontandosi attraverso le opere realizzate con i materiali più diversi, e costituiscono il primo nucleo di “Caputo-Art”,  la nascente collezione di Mulino Caputo, museo in progress che sarà ospitato insieme con l’archivio storico aziendale nel nuovo stabilimento – primo mulino green in Europa –  di Ripalimosani, in provincia di Campobasso.

«Napoli è una città conosciuta in tutto il mondo – afferma Antimo Caputo – per essere uno scrigno d’arte e noi vogliamo offrire ai giovani artisti la possibilità di esprimersi liberamente, sostenendoli e condividendo il loro lavoro. È un modo, questo, anche per ringraziare tutte le persone che hanno creduto in noi e ritengo che non ci sia cosa migliore che farlo attraverso l’arte che con le sue suggestioni aiuta a vivere e colora le giornate». Illuminata visione aziendale che si accompagna all’attenzione per la salvaguarda dell’ambiente, alla sostenibilità alimentare ed all’efficienza energetica. Desiderio di un mondo migliore dove il passato sfuma dolcemente nel presente per arricchire il futuro, bene espresso dai lavori dei giovani artisti che hanno scelto il linguaggio che meglio li rappresentava come scultura, pittura, video, fotografia, installazioni con, a fare da fonte di ispirazione, la storia del Mulino Caputo, famiglia-azienda narrata nel catalogo da scritti e fotografie d’archivio e le atmosfere di Napoli dove, scriveva Libero Bovio «Tutto è azzurro, anche la malinconia».

Tre i vincitori della prima edizione del “Premio Caputo”: il collettivo Error 207 con l’opera “Eco”, Biagio Salvati con “Sacro Caputo” e Luyao Wang con “La pizza della mamma”; menzione speciale a “Scannerizzami” di Ylenia Ronga. Loro, così come gli altri giovani artisti partecipanti, hanno dimostrato di avere ben compreso la sensibilità, il desidero di diversi mondi dove il cibo non è più e soltanto un mezzo indispensabile per vivere ma si trasforma in altro.

Messaggio ambientalista nell’opera di Error 207 che traduce artisticamente la sensibilità per l’ambiente di Mulino Caputo che tiene insieme tradizione ed innovazione tecnologica; sacralità del cibo nel reliquiario di Biagio Salvati con, all’interno una spiga di grano benedetta; nostalgia e tanto amore per Luayao Wang che ha lasciato la natia Cina per studiare a Napoli.

Nel suo lavoro realizzato in argilla ultraleggera e twist stick ed accompagnato da un video, ricorda la pizza che la mamma preparò con grande cura, sorprendendola, per festeggiare il ritorno a casa per le vacanze. Ed, infine, denuncia sociopolitica nel QRcode di Ylenia Rongo: all’apertura del link i visitatori troveranno una slide con le coordinate per inviare offerte destinate alla Palestina.

Così Napoli, grazie all’impegno della famiglia Caputo non soltanto rafforza il suo ruolo di importante centro di elaborazione artistica, di fucina di talenti ma riafferma visivamente la centralità della sua tradizione gastronomica universalmente conosciuta  come scrive nel bel catalogo Antimo Caputo «La cucina napoletana ha conquistato il mondo perché scaturisce da un’anima forte. Il mio auspicio è che i giovani sappiano leggere quest’anima iniziando scoprendone le radici, per poi intraprendere un viaggio immaginario».

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